01/02/2005
Verso la certificazione etica alla luce della DSC: una sfida per i nostri tempi
Nascerà presso la Pontificia Università Gregoriana un tavolo di lavoro<
Nascerà presso la Pontificia Università Gregoriana un tavolo di lavoro sui temi dell’etica d’impresa, del bilancio etico, della lotta all’usura, intesa come formazione all’uso corretto del denaro e del lavoro precario, visto sotto il profilo della continuità reddituale e accesso al credito dei lavoratori flessibili. Parteciperanno al “tavolo di lavoro”, che si propone di dare soluzioni concrete ai problemi dell’etica socio-politico-economica, la Pontificia Università Gregoriana (PUG), il Comitato di Promozione Etica (promotore dell’iniziativa), il Movimento Lavoratori Azione Cattolica, la Banca Etica, la Cisl, e lo Scico (il reparto speciale della Guardia di Finanza contro la criminalità organizzata). La partecipazione al tavolo è aperta a chiunque voglia portare un contributo ed abbia chiare finalità etiche.
Questo è il significativo risultato raggiunto dai partecipanti al convegno dedicato ai temi dell’etica socio-economica, svoltosi a Roma lo scorso 21 gennaio.
Nel corso del dibattito, moderato dal Dr. Roberto Messina di Odeon TV giornalista esperto di etica di impresa, Josip Jelenic, Decano della Facoltà di Scienze Sociali della PUG, ha annunciato che è ai nastri di partenza un corso di formazione sui Responsabili etici di funzione e un Osservatorio sul Bilancio Etico.
“L’Università Gregoriana sostiene il cammino del Comitato di promozione etica verso la creazione della Società di certificazione etica – ha dichiarato Gianfranco Ghirlanda, Rettore della PUG – perché alla base c’è la convinzione che la formazione della corretta coscienza umana debba necessariamente effettuare un percorso ben strutturato per riconoscersi come tale ed in questo l’Università deve assumersi una precisa responsabilità. Inoltre il lavoro universitario deve cimentarsi perennemente con la validità scientifica dei costrutti teorici, così come l’etica pura va verificata, nel contesto più prettamente umano, in termini di etica applicata. Ed è proprio questo il compito che si è dato la nostra Università: approcciare la realtà etica, non solo dal punto di vista teologico e teoretico, ma scendere a livelli di realtà applicata per accompagnare il discente che si appresta a divenire tessera socio-politico-economica della società, nel suo cammino di assunzione di responsabilità sempre maggiori”.
Nel corso del pomeriggio è stato messo in evidenza che nella società odierna c’è una mobilità professionale molto più alta di quella dei decenni passati. Le trasformazioni tecnologiche stanno ridefinendo il concetto stesso di lavoro, aumentando l’aspetto della precarietà. “La flessibilità è oggi intesa come un fattore di competitività aziendale, strettamente collegata agli obiettivi di produttività. Questo meccanismo – ha detto Savino Pezzotta, Segretario generale CISL – aumenta la precarietà, l’insicurezza nel futuro e il disagio sociale. Inoltre l’esasperato utilizzo dei contratti atipici causa una riduzione dei consumi. C’è un costo umano della precarietà, che consiste nell’impossibilità di programmare a lungo termine la vita personale e professionale. La precarietà porta con sé anche una difficoltà di accesso al credito e una maggiore probabilità di cadere nella rete dell’usura. Fino ad oggi sono state presentate 2.000 domande per accedere al fondo contro l’usura”. Secondo Pezzotta, occorre gestire questo denaro in un ottica più privatistica, affidando ad esempio ad una banca come la Banca Etica la gestione di detti fondi. “Si possono inoltre – ha proposto il leader della Cisl - affiancare al fondo di garanzia antiusura forme di investimento idonee ad assicurare la continuità reddituale dei lavoratori precari, evitando che sempre più persone cadano nella rete della criminalità organizzata”.
A prima vista i dati ci dicono che il fenomeno dell’usura è in calo, ma in realtà questo comportamento illecito è in crescita, ci troviamo di fronte ad un sistema sommerso, dove la paura è protagonista. “Le organizzazioni criminali usano l’usura – spiega il Col. Ignazio Gibilaro, Comandande dello Scico, il reparto speciale della Guardia di Finanza per la lotta al crimine organizzato - come mezzo per riciclare il denaro sporco, per penetrare nel tessuto economico e commerciale, per mimetizzarsi meglio e per produrre ricchezza. L’Osservatorio sulla Criminalità dell’Università Bocconi di Milano – prosegue il Colonnello – ha messo in evidenza che questo mercato vive della domanda da parte di chi non è riuscito ad ottenere credito dal sistema bancario e dell’offerta fatta dalle organizzazioni illecite di piccoli prestiti personali fino a forme di finanziamento di tipo imprenditoriale. Le famiglie (residenti soprattutto nel Mezzogiorno) in difficoltà, caratterizzate da una discontinuità reddituale, dovuta ai lavori precari, chiedono credito al consumo (per esempio acquisto prima casa ecc.), mentre le aziende chiedono prestiti per sopravvivere. La realtà produttiva più esposta è quella della piccola e media impresa a bassa capitalizzazione, operante soprattutto nei settori del commercio e dell’artigianato. Sostanzialmente la criminalità tende a diventare socio dell’imprenditore normale, sostituendolo progressivamente nella gestione dell’attività o addirittura arrivando a sostituirlo, questo comportamento sta facendo nascere e diffondere un nuovo preoccupante fenomeno; quello detto dell’impresa a partecipazione mafiosa”.
“Dobbiamo evitare di svendere l’etica: la dimensione economica nell’impresa, è condizione per il raggiungimento di obiettivi non solo economici, ma anche sociali e morali, da perseguire congiuntamente – ha sottolineato Cristiano Nervegna, Segretario del Movimento Lavoratori Azione Cattolica – non solo, quindi, società di capitali, ma soprattutto società di persone”.
“L’accesso al credito è un diritto della persona che deve essere affiancata da una banca che possa dare servizi e prodotti etici e da una finanza trasparente, non mirata alla speculazione, ma che sappia discernere tramite adeguate analisi tra i titoli rispondenti a requisiti etici, da mettere in portafoglio” questo è stato il monito di Fabio Salviato, Presidente della Banca Popolare Etica, di cui il Comitato è socio effettivo.
A conclusione del pomeriggio di lavori, il Prof. Romeo Ciminello, Presidente del Comitato di Promozione Etica, ha illustrato le ragioni della trasformazione del Comitato a Società di certificazione etica, che avverrà nei prossimi mesi: “La società di certificazione etica deve essere vista come referente super partes – ha spiegato il Prof. Ciminello – non legato ne a vincoli contrattuali e né a obblighi di pubblica utilità tradizionalmente intesi. La Società vuole essere l’elemento identificativo di una realtà nella quale si coagulano interessi generalizzati di uomini e organizzazioni, più disparate, che ritengono il vincolo etico come elemento primario di un sano equilibrio economico, sociale e politico che si sviluppa ordinatamente solo in un ambiente di solidarietà e di sussidiarietà e quindi di responsabilità per uno sviluppo integralmente umano”.
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